Plinio il Vecchio: Il viaggio verso l’ultima conoscenza
Con Rino Di Martino nel mondo di un genio, tra natura e sapere
Di Stefano Pignataro
Suggestivo, emozionante, minuziosamente descrittivo ed originale, con “Gaius Plinius Secundus. L’ultimo viaggio di Plinio il Vecchio” , regia Diego Sommaripa e Noemi Giulia Fabiano e prodotto da TTR-Il Teatro di Tato Russo il protagonista, l’attore Rino Di Martino, consegna ancora una volta allo spettatore la prova della sua versatilità in un anno ancora ricco di successi e di copioni per il suo estro.
In scena al Piccolo Bellini di Napoli dal 19 allo scorso 23 dicembre 2023, con la regia dello stesso Sommaripa, lo spettacolo, andato in scena anche a Salerno presso il Museo Diocesano per la rassegna “Il Gioco serio del Teatro” diretta dall’attore e regista Antonello De Rosa con l’organizzazione di Pasquale Petrosino in occasione dei vent’anni di “Scena Teatro”, e’ come se raccontasse le ultime ore di vita e di ricerca del vecchio naturalista Plinio Il Vecchio che perì durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Arricchito dagli statuari, talentuosi e straordinari danzatori Lucia Cinquegrana, Luca Piomponi ed Elisa Carta Carosi, lo spettacolo presenta inoltre la scenografia a cura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli mentre Fabiana Amato, Marco Schiavoni ed Aurelio Gatti hanno curato rispettivamente costumi, musiche e coreografie.
Scrittore, naturalista, filosofo, militare, Plinio il Vecchio fu l’autore del trattato enciclopedico “Naturalis Historia”. Mosso da un’autentica bramosia del sapere Plinio, come racconta il personaggio nel suo monologo, fu anche Funzionario in Spagna.
“Voler conoscere la natura ad ogni costo, è questo il mio destino!”, afferma rivelando un modus vivendi ed operandi che farà scuola nei secoli. “Fogli, fogli, adorati figli miei!”, grida il protagonista, rivelando la sua missione ed il suo destino di ricerca.
Sete, arsura, fame ma anche sentimenti quali nostalgia, speranza, ansia e disperazione si alternano in un percorso che giunge ad un unico fine: quello del sapere, dell’appagamento e, chissà, della serenità interiore. Diversi i personaggi che si affollano nella mente e nelle visioni di Plinio Il Vecchio, dalla sorella Plinia all’allievo Cecilio, tutti facenti parte di un mosaico interno alla sua mente ed esterno nel paesaggio. “Colpisci il Maestro se non puoi uccidere il padre” recita in un momento il protagonista: lo scontro e’ titanico: natura e cultura, azione ed istinto. Il luogo dove si svolge il monologo e’ essenziale, geometrico, con pochi oggetti, quasi vuoto come il tempo in cui si svolge la vicenda astratto. Elementi naturali che diventano elementi umani inglobati da Plinio nel suo peregrinare visionario. Non a caso, i danzatori, raffigurati a mò di sfinge, seguono metodicamente quasi a mò di metronomo, il moto , i gesti, i salti, i singoli sussulti del protagonista sino ad accoglierlo non poche volte durante lo spettacolo in una sorta di abbandono e di serena danza di abbandono sino al termine di questo logorante peregrinare con quella pace interiore bramata.
Come raccontare un’epopea “nascosta”, una storia, quella dello scrittore e filosofo Plinio Il Vecchio che ci e’ stata consegnata grazie alla sua opera più celebre, il trattato “Naturalis Historia”. Una storia difficile, costellata di fatica e di amore-dannazione per la ricerca che non sempre e’ benevola con chi la persegue. Attraverso quelle “milioni di righe” che lo hanno accompagnato nel suo peregrinare stancante, lo spettatore, grazie alla magistrale interpretazione di Di Martino, riannoda il filo del suo straordinario viaggio; e’ infatti uno straordinario viaggio quello di Plinio attraverso nubi, luci, colori, suoni, fumo e fiamme, un corpo a corpo con la natura che si fa sentimento. Il viaggio di Plinio, sembra, racchiudesse il suo stato d’animo: lui ascolta la natura e la natura ascolta lui e il suo racconto intenso biografico sembra che coincida con i diversi avvenimenti scanditi dal suo racconto.
“In occasione del bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio-scrive in una nota la produzione- lo spettacolo rappresenta un viaggio immaginario attraverso le allucinazioni, le speranze, le proiezioni e gli ultimi respiri dell’autore gli elementi fuoco, acqua, aria, terra. (…) Natura est vita oggi, in piena emergenza climatica, diventa una citazione dal sapore quantomeno sarcastico, ed è proprio con questo sentimento che si racconteranno e verranno raccontati gli elementi, dal loro antico splendore, a tratti barocco e sfavillante, all’attuale stato di dissipamento, in un mondo senza sentimenti verso la natura. La terra, l’acqua, il fuoco, l’aria non sono archetipi immobili ma soggetti dinamici che disegnano, sviluppano e tessono una danza dell’emozione suscitando infiniti piani di riflessione. La vicenda di Plinius, uomo curioso, ora con toni grotteschi, ora tragicomici, si presenta come un viaggio d’amore verso la madre terra”.
Dopo un intenso monologo, resta il silenzio, come, forse, dopo la ferale , distruttiva e rovinosa eruzione dopo i crepitii della lava. Anche Plinio, come recita “e’ battuto dal silenzio”.
Stefano Pignataro
Vicecoordinatore Nazionale di redazione/Coordinatore Sud Italia e Sicilia