Una Domus de janas-
Halloween in Sardegna: un rituale antico
Un viaggio tra usanze antiche che celebrano il ricordo dei defunti nella notte del 31 ottobre
La Sardegna, da sempre, è un crocevia di culture e tradizioni, in cui le pratiche legate ai defunti si intrecciano con credenze antiche e rituali collettivi. In questa terra, la notte di Halloween non è solo una celebrazione moderna, ma un momento in cui rivivono usanze secolari che affondano le radici nel passato, richiamando l’attenzione su figure mitologiche come le janas e le pratiche di questua dei bambini.
Di Antonello Rivano
Halloween, sebbene oggi abbia assunto forme moderne, ha radici molto antiche legate a celebrazioni di fine ottobre e inizio novembre in diverse culture europee, specialmente quelle celtiche. L’antica festa di Samhain, praticata dalle popolazioni celtiche, segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, un periodo di passaggio simbolico in cui si credeva che le anime dei defunti tornassero temporaneamente nel mondo terreno. Durante Samhain, si svolgevano rituali per onorare i defunti e ingraziarsi eventuali spiriti vaganti. Anche nell’antica Roma, feste come i Parentalia e i Lemuria commemoravano i defunti, e in Italia si trovano usanze simili che ricordano Halloween, come i falò di tradizione contadina in Piemonte e Toscana, o la preparazione di dolci per le anime in Sicilia.
In Sardegna, la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre è conosciuta come Is Animeddas o Su Mortu Mortu, una festività che celebra il ricordo dei defunti attraverso rituali e usanze antiche. In questa notte, i regni della luce e della tenebra si intrecciano, permettendo alle anime di tornare nei luoghi a loro familiari. Le janas, spiriti che oscillano tra il mondo dei vivi e quello dei morti, sono al centro di queste tradizioni. Si narra che abitino le domus de Janas, antiche tombe scavate nella roccia, simbolo di una cultura che risale al IV e III millennio a.C.

Le usanze legate a Is Animeddas variano a seconda delle regioni dell’isola. Ad esempio, nel sud si parla di Is Animeddas, mentre nel Marghine, Goceano e Barbagie si utilizza il termine Su Mortu Mortu. In Baronia si celebra Su Peti Coccone, e nel Logudoro si ricorre a Pedire a Sos Moltos. Nonostante i nomi diversi, la tradizione della questua da parte dei bambini rimane invariata: bussano alle porte recitando filastrocche per chiedere offerte per le anime.
A Galtellì, i bambini chiedono “carchi cosa a sas ànimas” (qualcosa per le anime), mentre nel Sassarese si esclamano “a fagher bene a sos mortos!” (a far bene ai morti!). Nella zona di Seui, si celebra Su Prugadoriu, dove i bambini indossano vesti bianche e intonano “seus benius po is animeddas” (siamo venuti per le piccole anime). Le offerte tradizionali comprendono pane ‘e sapa, arance, melagrane e mandorle, oggi sostituite da caramelle e biscotti.


Nelle Barbagie, i bambini possono ricevere anche castagne e dolci come papassinos, copulettas e ossus de mortu. A Orune, per sas ànimas, venivano distribuiti pani decorati: sa pitzinna ’e sos santos per le bambine e sos puzzoneddos, a forma di uccelli, per i maschietti. Le offerte erano raccolte in zaini o sacchi, e in altre località come Bonnanaro, Bonorva, Cossoine e Torralba, si usava un tovagliolo legato. A Dorgali, invece, si portavano i doni in cestini di canna o in fazzoletti cuciti, con le bambine che utilizzavano s’isportedda, un piccolo cesto.


Nelle famiglie, è consuetudine preparare dolci e una cena frugale per le anime vaganti, un tempo basata su fave e oggi su pasta fresca, pane e vino. In molte zone, si lasciava la tavola apparecchiata per tutta la notte, mantenendo vive usanze secolari legate alla tradizione di ogni paese.
Queste pratiche non solo arricchiscono il patrimonio culturale della Sardegna, ma dimostrano anche come la celebrazione di Halloween, pur avendo guadagnato una connotazione globale, sia intrinsecamente connessa a tradizioni locali antiche e significative.
Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine

