
Fumo e cenere
La guerra non è mai la risposta

La guerra, come una ferita che non si rimargina mai, porta con sé solo distruzione, dolore e un’illusoria sensazione di giustizia. Ogni conflitto, che si tratti di un piccolo scontro tra fazioni o di una guerra su scala globale, lascia cicatrici profonde, spesso invisibili agli occhi dei più. Ma non sono solo le terre a essere segnate, è l’animo umano che, ferito nel profondo, perde la sua capacità di sperare, di ricostruire, di amare.
In un mondo in cui la tecnologia ha fatto passi da gigante, la guerra sembra rispondere a un istinto primitivo che, invece di risolvere le divergenze, le alimenta. Ogni bomba che esplode, ogni soldato che cade, non risolve mai nulla. Non c’è mai una fine definitiva, solo un perpetuarsi del conflitto sotto forme diverse, più sottili, più devastanti.
La guerra, alla fine, non lascia altro che fumo e cenere, una distesa di rovine che non racconta mai di vittorie, ma solo di sogni infranti e speranze perdute. Ogni battaglia vinta è, in realtà, una sconfitta silenziosa, un passo indietro nell’evoluzione di un’umanità che fatica a imparare dai propri errori.
Eppure, c’è chi ancora vede il conflitto come un mezzo per affermare potere, per ripristinare l’ordine in modo violento, in modo assoluto. Ma a quale prezzo? La pace che segue un conflitto non è mai vera, è solo una pausa, un attimo di respiro prima che la ferita sanguini di nuovo.
La guerra non è una soluzione. Non lo è mai stata. L’unità, la speranza, la crescita, non si costruiscono sopra le macerie, ma al di là di esse, con la capacità di dialogare, di comprendere, di imparare dai propri errori. Siamo chiamati a un altro tipo di lotta, quella che cerca di unire invece di dividere, quella che vede nell’altro non un nemico da abbattere, ma un compagno da ascoltare.
L’umanità ha bisogno di evolversi, non di distruggersi. La guerra ci spinge indietro, ci fa perdere anni di progresso, di evoluzione. La vera forza non sta nel piegare gli altri alla propria volontà, ma nel riuscire a vedere al di là delle differenze, nel comprendere che l’unico modo per vincere davvero è farlo insieme.
Oggi più che mai, abbiamo bisogno di una guerra diversa, una guerra contro l’ignoranza, contro l’odio, contro l’indifferenza. Solo così, forse, un giorno la guerra sarà davvero solo un capitolo oscuro della nostra storia.
(Foto di David Peinado)
Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine