La volta che ci sentimmo davvero italiani

L'Europa all'inizio del secolo breve cadrà in una nuova spirale di armamenti che culminerà nella scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Il 4 novembre del 1918 terminò con l’importante vittoria nella terza battaglia del Piave, comunemente chiamata battaglia di Vittorio Veneto, la guerra per l’Italia. Ideologicamente la vittoria rappresenta ancora oggi una delle poche pagine felici della storia bellica italiana che per poco tempo coprì la disastrosa storia militare dell’Italia nel primo conflitto mondiale. L’annuncio al popolo della sconfitta dell’eterno nemico austriaco fu data dal comandante supremo dell’esercito italiano Armando Diaz  tramite il “Bollettino della Vittoria“, nel quale affermò  che l’esercito austriaco, “uno dei più potenti eserciti del mondo” risaliva “in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”.

Con la vittoria Armando Diaz fu elevato a vero e proprio eroe nazionale poiché, grazie al generale, l’Italia aveva riottenuto i territori irredenti ed aveva posto fine al processo unitario. Ed anzi, con la vittoria poteva finalmente riscuotere le clausole previste all’interno del Patto di Londra firmato ad inizio conflitto. Probabilmente con la vittoria per una volta in molti si sentirono orgogliosi di essere italiani. Furono tante le manifestazioni di vicinanza e di gioia con i soldati che avevano dato la propria vita per la patria sventolando il tricolore. Sembrava quasi che la famosa citazione di D’azeglio “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani” si fosse realizzata. Questo entusiasmo si può spiegare sottolineando la mancanza di grandi vittorie fino a quel punto da parte dello stato unitario. Fino al 1918 l’Italia infatti aveva subito le sconfitte di Lissa e Custoza contro gli austriaci e la dolorosa sconfitta contro gli abissini, denigrandola nel contesto internazionale. Fu proprio quella sconfitta ottenuta in terra africana che allargò ancor di più l’idea di una unificazione mai veramente riuscita fino in fondo. La vittoria di Vittorio Veneto sembrò a molti quasi un miracolo dopo la sconfitta di un anno prima a Caporetto. Vittorio Veneto era il simbolo di un nuovo inizio per l’Italia.

Il grande entusiasmo dovuto al trionfo si concluse quasi in contemporanea con la fine della guerra. L’Italia vittoriosa sul campo non ottenne le promesse incluse all’interno del Patto siglato a Londra e a ciò si aggiunsero le difficoltà di migliaia di soldati mutilati che ritornarono nelle proprie case. Molti, inoltre, iniziarono a ridimensionare il ruolo dell’Italia all’interno del conflitto e denigrandolo, come sempre, come potenza di secondo rango all’interno del contesto mondiale. Dopo la grande vittoria arrivò la grande sconfitta per l’Italia e proprio per questo da lì a poco si iniziò a parlare di una “vittoria” sì, ma “mutilata”, ma questa è tutta un’altra storia.

Di Galante Teo Oliva