LA CGIL, IL CONGRESSO, LA CULTURA, SFIDA PRIORITARIA E DECISIVA

Foto Piero LuciaLa Cgil, il più grande sindacato italiano, è impegnata, in queste settimane a definire, ai diversi livelli, nazionale, regionale e provinciale, una propria e più aggiornata identità sul terreno dell’analisi delle tendenze in atto e, di conseguenza, sul piano progettuale ed organizzativo. Si tratta di fronteggiare, in maniera più stringente e più sicura, le grandi, straordinarie sfide imposte dalla modernità nella complessità dei tempi attuali. In tale inedito contesto, i militanti, i quadri e gli attivisti  devono avvertire, in modo forte, la responsabilità di fornire un contributo, individuale e collettivo non formale, ed anzi puntuale e appassionato, qualificato ed incisivo. Il punto di partenza è la consapevolezza dell’estrema criticità della situazione data, con le gravissime emergenze che ai vari livelli da troppo tempo si trascinano irrisolte, rischiando di ipotecare drammaticamente in negativo il prossimo futuro.

La profonda e preoccupante perdita di senso e di coesione, di cui nell’attualità si avverte in modo sempre più evidente diffusamente il segno, obbliga alla necessità indifferibile, di iniziare ad attrezzare un’ambiziosa sfida, da troppo tempo elusa e  rinviata, tesa a rilanciare una forte ed incisiva battaglia sul prioritario e decisivo terreno della lotta ideale e culturale. E’ d’altronde sempre più chiaro ed evidente che, per lo stesso movimento sindacale ed i lavoratori in esso ancora organizzati, lo scontro, con gli avanzamenti, i successi e le sconfitte che negli ultimi decenni si sono registrati, si è svolto e si svolge ancora oggi innanzitutto sullo specifico terreno delle idee, delle distinte ed anzi opposte concezioni in campo, rivolte a strutturarsi stabilmente nel reale. Nel procedere del tempo si sono ridefinite – e strutturate- nuovi potenti poteri e gerarchie, inedite fisionomie identitarie, di frequente acriticamente assunte e poi spacciate come “modernità”, nell’organizzazione della società e nell’indirizzo diseguale assunto dai suoi sommovimenti, a consuntivo risultate nei fatti perdenti e velleitarie. Distinte e confliggenti forme e fisionomie, concezioni del mondo contrapposte si sono confrontate e poi scontrate, fin quanto infine, almeno per una lunga e tormentata fase, una soltanto delle posizioni in campo è parsa prevalere. Troppo vicini e profondi, in ogni caso, assai rapidi e veloci i cambiamenti per consentire, nella contingenza, una riflessione almeno un poco più oggettiva e più pacata, approfondita e più compiuta. Lyotard ha opportunamente rilevato come nel mondo si sia determinata, rispetto ai decenni passati, una condizione completamente nuova. Crollati gli antecedenti edifici ideologici possenti, dell’illuminismo e del positivismo, dell’idealismo e del marxismo, si è dischiuso uno scenario imprevedibile, quello che il filosofo francese definisce della “postmodernità”. Senza l’involucro compatto delle ideologie, in grado di esercitare una fortissima funzione di collante, l’uomo moderno è apparso, rispetto ai vorticosi cambiamenti quotidianamente in atto, della vorticosa e permanente rivoluzione scientifica, tecnica ed informatica, sempre più smarrito, ed anzi privo di qualsivoglia rete protettiva. Una profonda metamorfosi, una diffusa crisi d’identità dell’individuo che ha finito per stravolgere antiche certezze, riti e consuetudini, apparse in passato per troppo tempo sicure e inalterabili. Si è determinata una profonda perdita di senso, e una difficoltà nell’assicurare una nuova, moderna e fruttuosa generale prospettiva, di crescita virtuosa e di ulteriore, armonico sviluppo, economico e civile, più ordinato.

In modo più accentuato nella realtà locale innanzitutto, ma anche nel Mezzogiorno e nel paese intero. Un quadro d’insieme, in conclusione, ben più deludente di quanto s’era sperato. Il Mezzogiorno, in verità, si è sempre mostrato come un’area territoriale al proprio interno mai del tutto eguale ed omogenea, che ha manifestato di certo nel suo seno ampie dissintonie e varie diversità, insieme arretratezze forti e dinamismi. In tale contesto la complessa realtà salernitana, segnata da grandi contraddizioni e dalla persistenza di una crisi economico- sociale molto acuta e dalle prospettive pertanto alquanto incerte e indefinite. Un mondo che appare, per così dire, costantemente in bilico, tra decadenza e inedite e originali possibilità espansive, di nuova crescita e sviluppo, su basi nuove del tutto differenti dal passato. Un’area in cui, sebbene in maniera approssimata, continuano a persistere, assieme a un’evidente e troppo lunga stagnazione, fattori originali di molteplici sperimentazioni culturali, per vari versi nuove,  agenti in parallelo alla profonda trasformazione dell’assetto urbano realizzata. Non è solo deserto e decadenza, tuttavia, ma anche fermento positivo, ancora non adeguatamente raccolto e strutturato in una proposta politica d’insieme convincente. Concluse le stagioni precedenti, va individuato finalmente un campo d’intervento radicalmente nuovo, potenzialmente straordinario, intorno a cui le forze del lavoro organizzate possano agire in via diretta e più decisa, svolgendo un’importante azione di collante, in modo il più possibile rapido e incisivo. Un nuovo progetto generale, serio ed ambizioso! D’altronde appaiono ormai in una condizione di crisi verticale quei modelli, di costruzione di una nuova società, che hanno a lungo diffuso una diversa ideologia con le illusioni, infrante dalla durezza del reale, di una radicale e subitanea palingenesi. La crisi finanziaria mondiale si è riversata sull’economia, con la conseguenza di un’immane distruzione di risorse, con costi sociali inenarrabili, nel mondo e nell’Europa intera e, in specie, in maniera se possibile più acuta, nel nostro Mezzogiorno. Da qui è necessario ripartire per tentare d’invertire la tendenza. In chiaroscuro è questa la situazione della nostra realtà territoriale. Non c’è possibilità di futuro migliore e più qualificato se non si riparte dalla centralità della cultura, dal grande e decisivo valore del sapere e della conoscenza!

Si potrebbe prevedere l’avvio, in via sperimentale, per circoscrivere la riflessione a Salerno e alla sua provincia, in attesa di un’eventuale diffusione del modello politico-organizzativo a livello regionale, di un coordinamento delle diverse forze che si trovano ad agire e ad operare sui piani della Cultura, della Ricerca e della Formazione. L’atto iniziale potrebbe essere rivolto a garantire la più accurata conoscenza e l’approfondimento di alcuni degli snodi più significativi delle battaglie del movimento operaio e sindacale sviluppatesi negli anni nella provincia, in Campania e in tutto il Mezzogiorno, mettendone in evidenza luci e ombre, per garantire una diversa prospettiva, di maggiore giustizia e libertà.

Questo impegno generale di partenza dovrebbe poi essere arricchito ulteriormente dalla rivisitazione, critica e aggiornata, del pensiero e dell’insegnamento di alcuni dei maggiori protagonisti di queste vicende, di lotte e di avanzate, politiche e sociali, che hanno concorso- in maniera decisiva- almeno dal tempo della lotta di opposizione e di resistenza alla dittatura fascista in poi, a  determinare uno scatto in avanti nella coscienza dei lavoratori e del complesso della società civile. Punti di approdo e risultati di cui, nonostante le varie traversie che si sono succedute, ancora oggi godiamo, da non considerare mai, di per sé, raggiunti e realizzati in via definitiva.

Il lavoro minuzioso, di ricostruzione in chiaroscuro, di analisi critica e di approfondimento, dovrebbe costituire il nucleo essenziale di partenza per un progetto confederale ed intercategoriale rinnovato atto a garantire un diverso rapporto, di maggiore conoscenza e di coesione, tra le generazioni apparso negli ultimi decenni, in più circostanze ed occasioni, piuttosto sfuocato o sfilacciato.

Potrebbe a tal proposito risultare opportuna la costruzione di un gruppo di lavoro, agile e veloce nel suo agire che, incardinato nella cabina di regia della Segreteria della Camera del Lavoro, possa innanzitutto avvalersi del concorso e della collaborazione delle diverse categorie, in particolare ma non solo della scuola e dell’università. Utile altresì l’effettuare un censimento, su base provinciale, delle diverse Associazioni Culturali, con l’indicazione dei distinti piani su cui- nell’azione corrente e nella quotidianità dell’oggi- esse spesso proficuamente si cimentano.

Istruire un confronto anche tra diversi orientamenti e differenti scuole di pensiero.

In verità, seppure in maniera piuttosto occasionale, l’organizzazione sindacale della Cgil nel tempo ha stabilito fecondi legami e relazioni con strutture come L’ANPI e varie formazioni, come “Memorie” agenti sull’obbligo di non consegnare all’oblio definitivo l’immensa tragedia vissuta dall’Europa durante il fascismo ed il nazismo, e in specie l’agghiacciante vicenda dello sterminio degli ebrei. Una proficua collaborazione si è anche già verificata con l’Istituto Galante Oliva di Nocera, il “Museo dello Sbarco” etc. Forze importanti, stabilmente impegnate sul terreno della difesa della Pace, dei diritti e dell’ampliamento della partecipazione e della democrazia.

Ebbene si tratterebbe di mettere in rete, in maniera più stabile e sicura, l’insieme delle diverse esperienze realizzate, tessendo una sempre più solida trama di rapporti e di collaborazione, tra le distinte e variegate realtà. La comunità locale può essere segnata in positivo da un nuovo sussulto, quello della cultura!

Il collegamento con l’Università di Salerno, a partire dai dipartimenti di Scienze Politiche, Economia, Informatica, Lettere e Filosofia ma non solo, appare scelta strategica decisiva e imprescindibile per assicurare all’azione intrapresa, nella continuità, il massimo di rigore scientifico, di efficacia e di validità in grado di esercitare un’influenza effettiva nel reale.

Bisognerebbe tendere a rendere più solido, stabile e fecondo il legame, anche pervenendo ad un protocollo specifico d’intesa, da rivisitare periodicamente nei suoi contenuti, con il Rettore ed i docenti più avvertiti, di area insieme umanistica e scientifica, dell’Università, tale da delineare, con chiarezza, l’ispirazione e le scelte di fondo prioritarie che negli anni a venire s’intende perseguire. Ovvero quelle, per usare una semplificativa sintesi, della realizzazione di un collegamento, e di un patto di periodica consultazione, di azione comune e di collaborazione, di collante tra mondo dei saperi e la parte più sensibile del mondo del lavoro. Attenzione specifica andrebbe poi rivolta allo stesso mondo dell’impresa, con le sue rappresentanze locali ed istituzionali, perché sia evidenziato quanto su quel versante si agita e si muove.

Un nuovo, ambizioso progetto di sviluppo, ampiamente discusso e condiviso incentrato anzitutto sulla valorizzazione del grande patrimonio storico, culturale, paesaggistico e ambientale già esistente, intorno a cui ripensare, in modo nuovo, ruolo e funzioni delle attività economiche.

Nel 1944, settanta anni fa, in Europa e nel mondo s’iniziava a sfaldare l’ossatura portante degli Stati autoritari, crollavano il nazismo tedesco, col fascismo italiano e le varie dittature che avevano costituito un pericolo mortale per la democrazia nel mondo, e s’accentuava la resistenza armata popolare nei singoli paesi fatti oggetto di occupazione e di aggressione. Un processo simile si registrava nel lontano Oriente, ove iniziava a sfarinarsi l’imperialismo giapponese. Un percorso di riconquista della libertà destinato a completarsi, con un nuovo ed inedito ordine mondiale che, prendendo l’avvio nel 1945, avrebbe dilatato la sua impronta nei decenni a venire, fino al 1989.

In Italia il 1946 vedeva l’atto conclusivo della caduta della monarchia e la nascita, sancita da un referendum popolare, della Repubblica e poi, più avanti, della Costituzione.

Il meglio delle energie, culturali e materiali del paese, si cimentava, con eccezionale fervore, nella grandiosa opera di ricostruzione civile, materiale e morale del paese. Un fase, straordinaria, particolarmente intensa ed esaltante, più avanti nel tempo, troppe poche volte replicata con la stessa intensità e passione, determinazione ed ampiezza. Di un simile sussulto, di consapevolezza e impegno, c’è bisogno oggi!

Questioni tutte, quelle richiamate, di un grandissimo rilievo, su cui è nostro compito lavorare alacremente perché sopra di esse non si distenda un colpevole e definitivo oblio. Un ulteriore aspetto, da considerare con tutta la cura necessaria, è inoltre quello dell’avvio della raccolta e della rigorosa catalogazione dei materiali a tal proposito prodotti, attualmente non ancora disponibili all’analisi, allo studio, alla pubblica fruizione. In tal senso andrebbe resa esplicita la scelta dell’avvio dell’organizzazione della raccolta minuziosa di tutte le fonti disponibili, di archivi, istituzioni e fondazioni pubbliche e private.

Potrebbe, in questo impianto, essere previsto anche un piano, parallelo, di iniziative pubbliche e convegni, dai quali raccogliere e assemblare gli atti, costituendo un indice, di consultazione facile e immediata, in modo da arricchire e sistematizzare al meglio l’archivio finalmente più ordinato di una memoria sociale collettiva.

Non andrebbe esclusa, ma anzi incrementata, l’azione di pubblica presentazione e di commento, di libri e riviste, dell’Ediesse ma non solo, più direttamente legate all’elaborazione ed all’azione negoziale sindacale più immediata, insieme alla diffusione di “esperienze pilota” di contrattazione nei territori meritevoli, per la loro bontà, di essere diffusi. In tal senso potrebbe risultare di grande utilità il rafforzamento di un legame più stringente con la stessa Fondazione nazionale “ Di Vittorio”.

Andrebbero infine individuati, quali garanti della riuscita dell’operazione, i componenti di un autorevole e qualificato comitato scientifico, aperto ad ulteriori contributi esterni, di competenze ed esperienze, di chi in passato ha già collaborato, su piani diversi, su singole questioni e in varie circostanze, con l’organizzazione sindacale.

Un più stabile legame andrebbe in conclusione stabilito, oltre che con gli Assessorati provinciali  alla Cultura, a partire da quello di Salerno, con le librerie, presenti nella città e nella Provincia di Salerno, dall’Einaudi, a Guida, a Feltrinelli, l’Archivio di Stato, la Biblioteca Provinciale e la diffusa rete di Biblioteche comunali capillarmente diffuse in più punti della Provincia che hanno dato vita, nel passato ed anche in tempi più recenti, ad esperienze feconde e parallele sui piani prima richiamati. Altrettanto importante è d’altro canto il rapporto da rafforzare con  Strutture, come la Biblioteca e l’Archivio regionale della Cgil Campania, che di per sé intercettano quotidianamente una domanda e un interesse diffuso nella società, tra le classi e i ceti sociali di ogni età, e che potrebbero essere senz’altro interessate a implementare ulteriormente la feconda rete di relazioni e di collaborazione col sindacato provinciale della Cgil.

Più soggetti distinti, quindi, potenzialmente intenzionati a relazionarsi ed a contaminarsi reciprocamente tra di loro, ed a collaborare, procedendo nelle stesse direzioni in sintonia, nel pieno rispetto della propria distinta specificità ed autonomia. L’istruzione di un simile percorso dovrebbe alla fine, come in precedenza si è accennato, porsi l’obiettivo di strutturarsi saldamente e di durare a lungo nel tempo, concorrendo alla realizzazione di un salto di qualità, su questo piano, ovvero della crescita diffusa della civiltà, della cultura, della conoscenza, fattori essenziali per la tenuta democratica e la crescita civile ed economica. Nodi di rilievo decisivo, per qualificare decisamente il territorio, di cui si avverte sempre più un urgente e indifferibile il bisogno.

L’esigenza di un nuovo modo, d’agire e di pensare, va colta ed assunta con tempestività, per risultare in maggiore sintonia col mondo attuale e l’insieme dei profondi, radicali, straordinari  cambiamenti verificatesi negli ultimi decenni nello scenario globale, in cui si vanno ad innestare nuove, prima impreviste gerarchie. Un nuovo mondo, carico d’incognite e di possibilità, con grandi, inedite e impegnative sfide che il nostro paese, con l’Europa intera, si trovano di fronte, nell’oggi e nella futura e più lontana prospettiva. Un confronto a più voci, quindi, libero ed aperto, non precostituito già in partenza nei suoi punti d’approdo e che, partendo dall’esame dei  cambiamenti acuti e strutturali realizzatisi negli ultimi decenni, possa individuare un nuovo sentiero, di analisi, d’azione e d’impegno collettivo condivisi, con diverse, aggiornate e più sicure priorità del tipo di quelle che si è voluto in questa circostanza evidenziare.

Salerno, 1 Marzo 2014

Piero Lucia