Nasce a Roma il 26/10/1918, ultimo figlio di Giovanni Amendola, martire della Libertà, e di Eva Kuhn. Dopo la morte del padre avvenuta a causa dei postumi di un ennesimo pestaggio da parte delle squadre fasciste, da Napoli dove risiedeva in quel periodo, ritorna a Roma e qui consegue la licenza liceale. Ricorderà sempre nei suoi discorsi come segno indelebile quella volta che vide arrivare a casa il padre sanguinante: era l’aggressione del 26 dicembre del 1923 avvenuta ad opera della banda del Viminale, quella di Dumini, la stessa che uccise Matteotti. Il ricordo del padre bendato e a letto, una immagine che ritornerà purtroppo anche il 20 luglio del 1925 quando Giovanni Amendola fu nuovamente vittima a Montecatini Terme di una aggressione, questa volta fatale: morirà a Cannes nel 1926. Da questi tragici fatti nacquero sentimenti di odio verso il fascismo e che lo portarono ad operare una scelta politica che fosse diretta al realizzazione dei valori di libertà e giustizia che gli aveva indicato con il suo martirio il padre, e che il fratello maggiore Giorgio aveva iniziato già a perseguire. Si laurea in Giurisprudenza con pieni voti a soli 21 anni. E’ in questo ambiente che dà vita, insieme ad altri colleghi, ad una organizzazione antifascista clandestina. Dopo la scoppio della II guerra mondiale, con l’intensificarsi delle azioni, l’organizzazione clandestina fu scoperta, i suoi componenti arrestati e deferiti al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato; tra i vari Amendola fu condannato a 10 anni di reclusione che inizialmente scontò nel carcere di Civitavecchia, per poi, a causa di bombardamenti, essere trasferito nel carcere di S. Gimignano (SI). Qui rimase fino alla caduta del fascismo e liberato con una disposizione del Maresciallo Badoglio. Rientrato a Roma immediatamente entrò nelle fila della resistenza, rischiando più volte la vita e per questo fu riconosciuto partigiano combattente con il grado di Capitano.
Palmiro Togliatti dopo la svolta di Salerno del 1944, con la quale si richiedeva la collaborazione di tutte le forze antifasciste per la rinascita italiana e Salerno diventava la prima capitale d’Italia dopo lo sbarco alleato, invia a Salerno proprio P. Amendola con il compito preciso di ricomporre dissidi sorti in quella federazione . Viene inviato in questa terra perché è uomo di esperienza, energico, dotato di carisma, ma anche perché nel salernitano ha legami di parentela e perché il nome del padre Giovanni suscita ancora molta commozione tra i suoi elettori, quindi un giusto mix di motivazioni che gli permetteranno di riuscire nell’obiettivo della sua missione. In questi anni di ricostruzione del partito strinse rapporti di amicizia in tutta la provincia ma in modo particolare con gli uomini dell’Agro-nocerino-sarnese, successivamente fu trasferito al PCI di Napoli dove lavorò come vicedirettore al giornale “La Voce”. Nel 1948 viene candidato nella lista del Fronte Democratico Popolare nella circoscrizione Benevento-Avellino-Salerno risultando il primo degli eletti, fu poi rieletto anche nel 1953, nel 1958, nel 1963, nel 1968. Con la sua elezione a deputato strinse ulteriormente i rapporti con la città di Nocera Inferiore dimostrando più volte con interrogazioni, interpellanze ed interventi di essere vicino ai problemi del territorio nocerino come quello delle cotoniere, dei pastai, dell’Ospedale, dei problemi di edilizia. L’interessamento fu ancor più doveroso quando fu eletto consigliere comunale nella città di Nocera Inferiore dal 1956 al 1970, diventando capogruppo consiliare del proprio partito, fu presente in prima fila nelle varie vicende cittadine non facendo mai mancare il proprio apporto.
La cessazione per rinuncia del mandato parlamentare è stata pressoché contemporanea a quella di consigliere comunale cosa che non gli ha impedito di impegnarsi ancora quando necessario su problematiche importanti e nodali della vita locale e nazionale. Innanzitutto fu tra i fondatori, nel 1972, del SUNIA, il Sindacato degli inquilini, di cui è stato presidente fino al 1987. E’ stato “rappresentante del PCI nel mondo” , dove maggiore era la presenza degli emigrati. Successivamente si è impegnato nell’ANPI, associazione dei partigiani italiani, sia nell’ ANPPIA, che è l’associazione dei perseguitati politici, che lo ha visto prima segretario generale poi successivamente Presidente onorario. Il 19 Ottobre del 2004 Pietro Amendola è stato insignito della cittadinanza onoraria di Nocera Inferiore (SA), città che ha manifestato, in questo modo, il suo ringraziamento ad un uomo che è sempre stato vicino alla città e alla popolazione nocerina. Un atto che ha definitivamente inserito Amendola tra i cittadini più importanti di Nocera: un pezzo di storia italiana che si è espressa e manifestata nei suoi interventi di quella giornata sia nelle scuole, sia nell’aula consiliare. Il suo esempio dimostra che la storia e gli uomini che la fanno non vanno dimenticati ma che invece i loro insegnamenti di vita sono sempre attuali.
La motivazione del conferimento della cittadinanza onoraria a Pietro Amendola: “….riconoscendo tra le molteplici attività politiche, culturali e sociali svolte dall’On. Pietro Amendola anche quella di consigliere svolta nel Comune di Nocera Inferiore negli anni dal 1956 al 1970, durante i quali instaurò con la comunità cittadina e con quella di tutto l’agro significativi rapporti che hanno contribuito allo sviluppo del territorio ed alla crescita di una cultura democratica, solidaristica ed antiautoritaria che ancora oggi rappresentano le coordinate della nostra attività politica, ha deliberato il conferimento con la seguente motivazione: la città di Nocera Inferiore in segno di alta considerazione per l’intensa azione politica, civile e sociale ispirata ai principi della nostra costituzione, nata dall’antifascismo e dalla resistenza e per il costante impegno in difesa della libertà e dei più alti ed irrinunciabili valori etici e democratici, conferisce la cittadinanza onoraria all’on. Piero Amendola”.
Nel 2006 è stato insignito con l’onorificenza dell’Ordine di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con la motivazione che la sua opposizione al regime fascista lo portò alla prigionia e successivamente partecipò alla lotta di liberazione. Pietro Amendola è morto a Roma l’ 8 dicembre 2007 a 89 anni, la sua salma posta al Campidoglio ha ricevuto l’ultimo saluto di tutti i leader politici italiani. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scritto: “Ho appreso con profonda commozione della scomparsa di Pietro Amendola a cui sono stato legato da una profonda amicizia alimentata anche dalla mia particolare vicinanza a suo fratello Giorgio. Pietro è stato combattente coraggioso nella guerra di Liberazione dal nazifascismo ma anche coerente assertore dei valori di libertà, di giustizia e di democrazia che hanno caratterizzato la cultura politica liberale e ispirato tanta parte della sinistra italiana. Attaccato profondamente alla radici campane, parlamentare di lungo corso e uomo delle istituzioni, sempre attento ai bisogni e all’ansia di riscatto dei più deboli e indifesi, Pietro Amendola ha esemplarmente vissuto i principi che animano la Costituzione repubblicana. Ricordo la sua grande umanità, la sua pacatezza e determinazione, il senso pieno di una vita che offre un sicuro punto di riferimento per le nuove generazioni. È con questi sentimenti che sono vicino alla sua famiglia, alle organizzazioni partigiane e dei perseguitati dal fascismo, agli amici e a quanti rimpiangono il suo spirito libero”. Alfonso Oliva ci ha fornito questa testimonianza: “… ho assistito ad una lezione di Storia tenuta da A. quando è venuto a Nocera per la cittadinanza onoraria, in quella occasione mi sono ritrovato di fronte una persona che parlava degli avvenimenti di 60 anni fa come se fossero pochi giorni prima, parlava di Badoglio, di fascismo, di Costituzione con tale emozione e passione che ho capito cosa abbiano passato questi uomini per portarci a dove siamo. Un pezzo di storia perché questa è fatta da uomini in carne e ossa, da uomini che si assumono la responsabilità di ripristinare l’ordine democratico e i principi calpestati dagli oppressori, non importa se questo può significare morire e ognuno ha una storia che si mescola con un’altra e con un’altra ancora e A. è stato un pezzo importante della nostra storia ma non è mai stato altezzoso, anzi quando lo chiamai per dirgli, nel 2007, che il Sindaco Romano aveva vinto le elezioni, fu felice e mi disse con grande umiltà “allora gli posso fare il telegramma” . Inoltre ti invio un estratto della lettera aperta scritta dal Sindaco Romano dopo la morte di A.:
Il mondo politico nocerino in queste ore vive un momento di grande cordoglio per la perdita dell’ultimo erede di una famiglia che ha segnato la storia civile della nostra terra, una delle figure di spicco della politica salernitana e nazionale. Profondamente attaccato alle sue origini campane, …………. Di lui abbiamo sempre apprezzato lo strenuo impegno e l’attenzione per le esigenze della gente, in particolare delle fasce deboli. Era animato da una forte volontà di dare un contributo determinante al miglioramento delle condizioni di vita della collettività, e da una ricchezza interiore che gli consentiva di affrontare con estrema sensibilità e coraggio anche i momenti di difficoltà. E’ stato un esempio per tutti, un uomo che ha saputo darci tanto e che, ne sono certo, continuerà ad accompagnare la nostra azione quotidiana attraverso il suo ricordo e la luce dei suoi insegnamenti.
Brevi considerazioni di Alfonso Oliva: ”chi vi scrive ha assistito ad una lezione di Storia tenuta da Amendola. In occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Nocera inferiore. In quella occasione mi sono ritrovato di fronte una persona che parlava degli avvenimenti di 60 anni fa, come se fossero appena passati pochi giorni, parlava di partigiani, di fascismo, di Costituzione e di libertà con tale emozione, passione e umiltà che ho cercato di immaginare cosa abbiano passato questi uomini per portarci a dove siamo. Pietro Amendola è stato un pezzo di storia d’Italia perché la storia è fatta da uomini in carne e ossa, da uomini che si assumono la responsabilità di ripristinare l’ordine democratico e i principi calpestati dagli oppressori, non importa se questo può significare morire o uccidere, ognuno ha una storia che si mescola con un’altra e con un’altra ancora. Perché la storia di uno era la storia dell’altro. Amendola era, nonostante la sua storia familiare, la sua storia personale, una uomo che era rimasto umile e al tempo stesso legato al suo passato nocerino, ricordo che quando nel 2007 ci furono le amministrative volle essere informato su chi avesse vinto, quando seppe della vittoria del Sindaco Romano fu felice e mi disse con grande soddisfazione “allora gli posso fare il telegramma” . Ecco questo era Pietro Amendola un uomo che nonostante la sua età non aveva abbandonato la voglia di sentirsi ancora in campo, tutti hanno ricordato il suo impegno per la nascita del Partito Democratico, di gioire per le vittorie della propria parte politica, di manifestare la propria vicinanza con semplicità a chi considerava amico.