Mar. Lug 8th, 2025

La Chiesa alle periferie: un cambio di rotta

L’educazione, la famiglia e la povertà secondo Papa Francesco

Francesco: la Chiesa e le periferie

di Teo Galante Oliva


Questa serie, di sei articoli che costituiscono il saggio di Galante Teo Oliva tratto dal libro Il centro si guarda meglio dalla periferia (Polis SA Edizioni, 2017), riflette sul magistero di Papa Francesco e sulla sua visione di una Chiesa vicina alle periferie, sia geografiche che esistenziali. I testi affrontano temi cruciali come l’educazione, la famiglia, il consumismo e l’individualismo, interrogandosi sul ruolo della Chiesa nel rispondere alle sfide sociali e morali contemporanee. La proposta di una Chiesa povera per i poveri emerge come risposta a un mondo segnato dalla superficialità e dall’omologazione. Se questo aspetto della marginalità e di cura agli ultimi è presente nel DNA del cattolicesimo, perché il pontefice, subito dopo l’elezione, ha sentito la necessità di un riavvicinamento con le periferie? E soprattutto perché e quando si è avuto questo allontanamento?
(Foto di copertina elaborata a partire da immagine di www.vaticannews)

La Redazione


6-La Chiesa alle periferie: un cambio di rotta

L’educazione è il mezzo per cambiare la società. Una società in cui la cultura dominante è occupata da ciò che è esteriore, immediato, visibile e «il reale cede il posto all’apparenza». Tutto ciò sta causando il deterioramento delle radici culturali e l’omologazione dell’intera umanità a standard basati sul consumismo e sul materialismo che trovano linfa vitale nel sistema neoliberale. «Viviamo in una società dell’informazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, e finisce per portarci a una tremenda superficialità al momento di impostare le questioni morali. Di conseguenza, si rende necessaria un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori»18. L’uomo è entrato pienamente in quest’ottica economica e ideologica: il suo unico obiettivo è il consumo e il suo unico idolo è il denaro.

«No a un denaro che governa», ma a un denaro che deve servire: sono queste le parole che vengono scritte dal pontefice all’interno dell’esortazione apostolica. Questa è una società in cui l’individualismo indebolisce la stabilità dei legami tra le persone, ma – soprattutto – «snatura i vincoli familiari». La famiglia sta at traversando una profonda crisi e questo è estremamente grave alla luce del fatto che essa è la base e la prima cellula della vita. È il luogo della prima educazione, il luogo in cui si impara a convivere le differenze e a relazionarsi con gli altri. In tutto ciò è necessario che la Chiesa e le chiese cambino. È normale che in molti luoghi e in molte periferie la chiesa sia sentita lontana e distante: ciò si deve «anche ad alcune strutture e a un clima poco accogliente»; spesso si trattano fedeli e devoti con un atteggiamento burocratico, senza alcuna cura della persona. Non di rado c’è la presenza di parroci “manager”, il che prevale sull’aspetto pastorale. Il ruolo delle chiese e dei cristiani è quello di «sanare le ferite, costruire ponti, stringere relazioni e aiutarci a portare i pesi gli uni degli altri»20, questo deve essere il compito, questa deve essere la testimonianza. È vero che le difficoltà sono molte, aggravate anche dalla mancanza di vocazioni che causa un clero sempre più rimaneggiato e anzia no. Ma i cattolici, in un certo senso, non devono essere tanti per occupare spazi, il clero, con la comunità, ha il compito di far partire un processo, per dirla con le parole del pontefice: «Io non ho mai visto un pizzaiolo che per fare la pizza prenda mezzo chilo di lievito e 100 grammi di farina, no.

È al contrario. Il lievito, poco, per far crescere la farina»21. Quindi l’invito del papa si rivela estremamente semplice con queste premesse: «Siete poche, siete pochi, siete quelli che siete, andate nelle periferie, andate ai confini a incontrarvi col Signore, a rinnovare la missione delle origini»22. Francesco sta provando a richiamare l’attenzione verso gli ultimi, verso coloro che si trovano alla periferia del nostro sguardo, sta provando a dare voce a quelle persone che non venivano e non vengono considerate. Certo ciò non è possibile senza un cambiamento reale della chiesa come Istituzione, provando a cimentarsi nel creare un processo nuovo di strutturazione di se stessa nella modernità, dando forma finalmente alla «Chiesa povera per i poveri», riportando al centro della chiesa il compito di «custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore».

L’attenzione a giovani e anziani come speranza per la Chiesa e per l’intera umanità: i giovani chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, gli anziani chiamati ad aiutarli a non commettere gli stessi errori del passato. L’attenzione del pontefice verso le periferie è continua, tanti sono i messaggi con cui, con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, prova a indicare la strada da percorrere. Francesco è il primo ad andare in periferia, è il primo a compiere i suoi viaggi partendo proprio dalla perife ria, dagli ultimi, per poi recarsi al centro, provando a imitare il santo da cui ha preso il nome. Perché c’è stata una Chiesa che in passato ha rifiutato di andare in periferia per i motivi più vari, ma ci sono stati santi come France sco (ma anche tanti laici) che sono andati in periferia e che vi si sono trovati bene: un po’ come si trova a suo agio il pontefice.

La Chiesa è chiamata a porsi al servizio e a intraprendere questa sfide per ché «le sfide esistono per essere superate, siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria».
[FINE]

Puntate precedenti:

Galante Teo Oliva

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