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Il Ponentino-N° 4

N°4 del 10/12/2021. Periodico online di informazione di Pegli e del Ponente, allegato a Polis SA Magazine. A cura di PSAM-Redazione Liguria e Circolo Culturale Norberto Sopranzi Pegli


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E pòule/Le parole

“Lerfe”

di Fiorenzo Toso


Mi viene chiesta qualche notizia sulla parola “lerfe”: in genovese, come è noto, sono le ‘labbra’, ma il singolare “lerfo” è poco usato.

Mi viene chiesta qualche notizia sulla parola “lerfe”: in genovese, come è noto, sono le ‘labbra’, ma il singolare “lerfo” è poco usato.. A dire il vero il termine non corrisponde in tutto e per tutto all’italiano, avendo una connotazione piuttosto negativa: si può dire di una persona che ha “e lerfe imböse”, ossia che ‘ha il broncio’, oppure che ha “e lerfe sciute”, ‘le labbra asciutte’ (e metaforicamente che non spiffera i segreti), si può anche parlare di “lerfo scciappou”, ed è il ‘labbro leporino’, ma guai ad esempio a dire a una ragazza che “a l’à de belle lerfe”: si correrebbe il rischio di rimediare un bel… “lerfon” (o “lerfâ”), che è, come noto, un ceffone dato sulla bocca.

La forma più “diplomatica” è allora il poco usato e insolito “lapri”, “labri”, probabilmente frutto della sovrapposizione della forma italiana sul più antico “lavre”. In ogni caso, la nostra voce compare nel sec. XVII, quando anche il plurale era prevalentemente maschile: “mette ri lerfi e ri sunaggi à muœggio”, dice il Capriata; tuttavia Giuliano Rossi, che scrive in genovese “basso”, ha anche la forma femminile “lerfe”, presente in testi provinciali come quelli del taggiasco Stefano Rossi (1637), circostanza che lascia pensare che il femminile plurale fosse in origine una forma prevalentemente popolare.

Oggi comunque il plurale maschile “lerfi” è ancora piuttosto diffuso nei dialetti liguri, soprattutto a Ponente, ma il femminile è decisamente maggioritario.

Il derivato “slerfa” viene a volte menzionato come una forma “tradizionale” per definire un pezzo di focaccia. Da quel che ho potuto appurare, le persone di una certa età hanno sempre detto semmai (e io personalmente concordo) “unna sleppa de fugassa”, e forte è l’impressione che questo “slerfa” sia nato piuttosto recentemente proprio dalla sovrapposizione di “lerfo” su “sleppa”. In ogni caso, poco male, anche il conio di un neologismo è in fondo il segnale della vitalità di una lingua.
fonte https://www.facebook.com/fiorenzo.toso

Prof.Fiorenzo Toso
linguista, accademico di linguistica e dialettologo italiano. Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Fiorenzo_Toso

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9 thoughts on “Il Ponentino-N° 4

  1. Molto interessante. Spazia tra gli argomenti più disparati. È un riferimento costante e per i pegliesi e non.

  2. Bellissima poesia ” Pegli per me”…traspare tutto l amore verso questa perla del Ponente che abbiamo la fortuna di abitare…preserviamola!!

  3. Ciao Marco, trovo il periodico davvero interessante, ricco d’informazioni, spunti, riflessioni e curiosità. L’angolo della musica, della poesia, del cibo, dei racconti, sono ottimamente incastonati alle notizie del territorio e agli appuntamenti culturali locali. Ottimo il tuo articolo sulle ditte e imprese liguri delocalizzate e sui ritardi infrastrutturali che hanno provocato un depauperamento per l’intera collettività. Il periodico è un fiore all’occhiello che mancava nella nostra Liguria. Grande Marco, un abbraccio e un vivido grazie!

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