
Santuario di S.Michele di mezzo a Fisciano (Salerno)
Arte e cultura al santuario di S.Michele di mezzo a Fisciano (Salerno)
L’antico santuario di S. Michele di Mezzo a Fisciano – è divenuta location ideale per l’esposizione del giovane artista vietrese Mirkò Guida. In arte, Mirkò.
Il ceramista Mirko’ Guida, da Vietri sul mare (Salerno), ha esposto “Il perdono di Canossa” presso l’antico santuario longobardo/normanno di Fisciano (Salerno)
L’antico santuario di S. Michele di Mezzo a Fisciano – testimone della conversione del popolo longobardo al Cristianesimo, e/o (contestualmente) del passaggio dal culto legato al dio Mitra a quello dell’arcangelo guerriero (principe delle milizie celesti) – è divenuta location ideale per l’esposizione del giovane artista vietrese Mirkò Guida. In arte, Mirkò.
Il 41enne pittore e ceramista, proveniente appunto da Vietri sul Mare e già con un curriculum di tutto rispetto all’attivo, ha prescelto questo santuario per dislocare (nei suoi ambienti) una mostra di una sua opera in ceramica.

Si tratta de “Il perdono di Canossa”, ispirato al celebre episodio che vide protagonisti – nel 1077, dunque in pieno Medioevo – l’imperatore Enrico IV (a presiedere il Sacro romano impero); il papa Gregorio VII (che ben conobbe Salerno e il condottiero Roberto il Guiscardo) e la nota contessa Matilde di Canossa (la quale ebbe un ruolo “chiave”; decisivo, nella storia del succitato Sacro romano impero).
Il manufatto consta di tre sculture maiolicate, prodotte con perizia e passione da Mirkò. Tre soggetti, con applicazioni di oro zecchino e comprendenti lustri metallici – a raffigurare il papa e i due nobili, che a Canossa (in Emilia Romagna) vissero la cosiddetta “umiliazione” (o “perdono”) di Canossa; un evento di grande importanza, tramandato di studioso in studioso sui libri di storia. Donde l’adagio (o proverbio) “recarsi a Canossa”.
La retrospettiva ha avuto luogo lo scorso 28 febbraio, proprio nel suggestivo e antichissimo sito fiscianese – cioè S. Michele di Mezzo – che rappresenta un capolavoro dell’arte normanna (ma non solo) ed è zeppo di vestigia del passato, tra cui affreschi ancestrali: un sontuoso ed inestimabile patrimonio dell’umanità. Sito nel cuore del comprensorio della Valle Irno, nel Salernitano. Insomma, l’arte incontra l’arte, ma il passato abbraccia gli eventi futuri, quelli della piccola e/o grande storia. In una fusione ben amalgamata.
“Per il trittico da me realizzato – dichiara il giovane – ho scelto la grotta del complesso di S. Michele [parte di un antico “mitreo” – dove un tempo si venerava il dio Mitra; in seguito alla conversione dei Longobardi alla religione cristiana, i mitrei furono “adibiti” a chiese – dove tuttora è vivo il culto micaelico]”. “E’ un posto magico, affascinante – dice Mirkò – con stupendi affreschi risalenti, addirittura, all’epoca bizantina. Un bene visitato anche da papa Gregorio VII, durante il suo esilio a Salerno”.
L’artista – inoltre – afferma che “Si tratta di un luogo poco conosciuto dai più; lo voglio rilanciare, intendo promuoverlo. Per farne una meta turistica, nota ai visitatori della Regione Campania e non solo”. Il giovane, originario della “divina” costiera amalfitana (che non ha eguali in altri Paesi), possiede uno stile che molti critici definiscono “una nuova espressione del cubismo”, sia pure “con spiccate influenze classiche e moderniste”. Frutto della sua “formazione artistica”, fortemente influenzata – assicurano gli esperti d’arte – dall’artista olandese Frans Brugman. Alle “contaminazioni” relative a quest’ispiratore, però, il Nostro contrappone una sua propria maturità stilistica e grande maestria. Usando con padronanza gli strumenti della sua tecnica – già affinata, personale.

Mirkò Guida iniziò a produrre arte in un negozietto della costiera; attualmente le opere da lui composte fanno bella mostra di sé anche a New York. Dall’Italia (e, particolarmente, dal Sud) alla ribalta internazionale; con furore – tanto per parafrasare un film con Bruce Lee.
Quindi arte per arte, a S. Michele. Sperando che l’intero complesso sia presto, dopo quest’emergenza legata al Covid-19, fruibile da altri performer e creativi – per le loro retrospettive e/o collettive. Proprio per valorizzare una bellezza architettonica, artistica, storica ed anche paesaggistica molto peculiare – sul territorio. Dove avvengono misteriche e suggestive ritualità legate alla devozione – molto complicata, dal punto di vista del mito, delle celebrazioni antropologiche – per l’arcangelo Michele: “Mi Ka El”, “Quis ut Deus” – “Chi, come Dio?”. Questi gli etimi del nome del santo.
L’attuale rettore di S. Michele “e miez”, don Salvatore Castello (già presente, in passato, nel Fiscianese), commenta soddisfatto l’happening artistico dello scorso 28 febbraio. Ecco le parole di don Salvatore: “Sono emozionato, sono grato a Mirkò per aver scelto il santuario di S. Michele. Soprattutto in quanto il papa Gregorio VII ebbe modo di passare per questi luoghi”. “Mirkò – esprime il responsabile della struttura – è un artista eccezionale, attento all’armonia delle forme e alla ricerca alchemica dei colori”. “Le statue – dice infine don Castello – si adattano, si stemperano magicamente e armonicamente soprattutto alla grotta del santuario”.
La speranza del sacerdote e dell’artista è quella di poter “rilanciare”, turisticamente e non solo, un bene di tal guisa. Che involve tanti personaggi del passato, ad esempio (anche, tra gli altri) S. Bernardo di Chiaravalle. Magari tramite escursioni, trekking e/o opportune visite guidate – che il sacerdote già sta organizzando. Ovviamente assieme ad altri appassionati, nonché con l’appoggio degli amministratori locali. Tornando a noi, il trittico de “Il perdono di Canossa” sarà presentato – in questi primi giorni di marzo – anche nella cattedrale primaziale di Salerno: il monumentale duomo, tra le più affascinanti testimonianze dell’arte romanica della città e della provincia salernitana. Con le sue tradizioni – ad esempio la statua (parrebbe) “bifronte” di S. Matteo – e con le spoglie di Gregorio VII all’interno. Tra mosaici e capolavori artistici e architettonici, depositari di cultura e conoscenza – verso le giovani generazioni.

Tradizioni popolari, tecnica e incalzanti vicende storiche e sociologiche si intrecciano – dunque – nella concitazione artistica relativa alla “umiliazione di Canossa”. Tra le terribili “lotte per le investiture” e gli episodi che han visto l’imperatore Enrico IV umiliarsi; prostrarsi dinanzi al papa – a seguito della scomunica da parte di quest’ultimo.
Una volta, infatti, la scomunica era una grande onta – con risvolti, negativi, anche dal punto di vista politico e amministrativo. Lo stesso accadde per la scomunica del pontefice a Troisio de Rota, capostipite della nobile famiglia Sanseverino – che ha dato il nome alla cittadina di Mercato S. Severino e che ha regnato a lungo nel Meridione, quale dinastia tra le più importanti del Mezzogiorno. In questo caso, Troisio dovette trasportare le reliquie di S. Severino (ricorrenza: l’8 gennaio; abate del Norico – regione transdanubiana) da Napoli alla Valle dell’Irno; in seguito, per farsi – appunto – perdonare dal pontefice, assunse il titolo di Troisio “de Sancto Severino”. La scomunica – perciò – costrinse Enrico IV a sottomettersi al vicario di S. Pietro, ciò avvenne proprio nelle proprietà della contessa Matilde a Canossa.


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